mercoledì 13 ottobre 2010

Il Verdetto - Cosa ho imparato

- MAI fidarsi dei capi: pensano solo al loro tornaconto, ai budget, a fare bella figura con i colleghi e superiori.
- Se si chiamano contratti a tempo determinato un motivo ci sarà...: non importa se ti dicono "si trasformerà in indeterminato", "lo facciamo per policy aziendale" e frasi del genere. Non sono obbligati ad assumerti e in un periodo come questo le aziende hanno il coltello dalla parte del manico. Tu sei un costo, non una risorsa.
- Il tempo non è tuo amico: se ci mettono troppo tempo per decidere, non è un buon segno. Sembrano sprovveduti (fanno tutto all'ultimo minuto) ma certe cose le sanno da almeno 6 mesi. Prendono tempo perchè sanno che dopo la brutta notizia lavorerai peggio (e ci mancerebbe).
- Dente per dente: fanculo la professionalità. Non serve a nulla se non per un'eventule lettera di raccomandazione. Lasciare un bel ricordo può essere utile ma la cosa può essere raggirata (ve lo spiegherò più avanti)

martedì 12 ottobre 2010

Il verdetto

Erano le 10.14, avevo appena scritto una mail al cliente e mi sentivo pronto. Emozionato ma pronto. L'ufficio del Giovane era poco distante dal mio..
"Hai 5 minuti?"
"Certo, dimmi!"
"Avresti ualche notizia sul mio futuro?"
"Ehm...sì. In verità sto aspettando ancora un feedback da Roma, però in linea di massima ho già una risposta. Vuoi aspettare o vuoi sapere?"
Genio, è da 20 giorni che ti sto incollato al fondoschiena, è ovvio che lo voglio sapere subito!
"Meglio subito...sai, via il dente..."
"Siediti pure. Dunque, la situazione è questa: tu sei bravo, sei giovane, ti sei integrato molto bene e abbiamo notato grandi progressi da quando sei qui, però...come avrai notato il volume di lavoro è diminuito e tu sei una figura lavorativa molto specializzata...purtroppo stiamo attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi 50 anni quindi...il 31 agosto sarà il tuo ultimo giorno di lavoro qui da noi. Mi spiace..."

...BAM...

lunedì 26 luglio 2010

Tutto ha inizio...

...l'ultimo venerdì di aprile. Cielo sereno, si iniziava sentire la brezza primaverile milanese, i giardini in fiore, le prime magliette a manica lunga senza il peso dei maglioncini colorati. Mi mancavano solo 4 mesi alla fine del contratto determinato firmato con estrema gioia quasi 2 anni prima. Ero un contabile di un grande studio legale, uno di quelli con sedi in tutto il mondo: con una mail potevo dare del tu ad un collega di New York, di Londra o di Hong Kong. Un bell'ufficio nella Milano dei colletti bianchi. Erano stati 20 mesi straordinari, avevo imparato tantissimo e, a detta dei miei colleghi, ero migliorato un sacco. Effettivamente era la mia seconda esperienza lavorativa dopo la Laurea, la prima da senior. Avevo ricevuto mail con tanto di ringraziamenti che avevo gelosamente tenuto da parte: "Bravo" "Ottimo" "Grazie, molto bene"..insomma, mica cotiche! Ogni venerdì facevamo colazione tutti insieme, come un'allegra famiglia: si rideva, si scherzava, si chiaccherava usando frasi inflazionate tipo "meno male che è Venerdì" o "mamma mia che settimana che è appena passata!", si sfottevano gli avvocati che venivano vestiti "casual" con jeans troppo corti e con magliettine da 400 € abbinabili solo alle piastrelle verdi che si vedono in qualche casa anni '20. L'atmosfera era quella giusta e avevo tutta l'intenzione di porgere la fatidica domanda: "Mi rinnovate il contratto?". I capoccia erano 4: il giovane, il pazzo, il genio e il vecchio e ognuno aveva le sue belle aree di competenza. Ovviamente il giovane che si occupava del personale (per la serie "al più piccolo la patata bollente"). 20 giorni prima mi gli avevo chiesto info sul mio futuro qualche settimana prima però, dato che la era una decisione importante, mi aveva chiesto un po' di tempo per parlarne con gli altri 3 capi. Dopo 10 giorni avevo chiesto news e mi aveva risposto "mi mancano ancora un paio di feedback". Però ora, dopo quasi un mese, era arrivato il momento...era tempo di ricevere La Risposta: sì o no?